Occuparmi di progettare il paesaggio intorno, dentro, e sopra un complesso di quattro edifici a Jaipur per me è stato un vero sogno perché ho un legame particolare con questo paese che frequento da quando ero bambino grazie a mia madre. Ancora oggi continuo a ritornarci più volte l’anno non solo per seguire i miei progetti, ma anche in compagnia dei miei figli. Jaipur è una città colta, caotica, capace di mantenere il suo spirito malgrado sia in rapido sviluppo. Vi ci sono cimentati grandi architetti occidentali e indiani da lungo tempo, e ringrazio lo studio OBR per avermi fatto incontrare il nostro cliente con questo avvincente progetto moderno. Mi affascina lavorare in questo paese respirandone l’orgoglio nazionale, il rispetto per le tradizioni e l’artigianato, da cui non si può fare a meno di trarre ispirazione, pilastri fondanti pur nella tensione verso la massima modernità: questa è l’India. Innanzitutto abbiamo studiato le potenzialità artistiche del Rajasthan, non solo in termini astratti, ma con una ricerca sul campo visitando monumenti, laboratori, luoghi, cave, musei per capire come lavorano gli artigiani, i giardinieri e come funzionano i giardini che respirano attraverso il profumo dei fiori durante i monsoni e devono offrire riparo durante i lunghi periodi di siccità. Sarebbe stata una battaglia persa in principio costruire un giardino a Jaipur senza aver raccolto la saggezza dei millenni di conoscenza dei ritmi e dei perché del territorio. Per questo lo studio della flora locale è stato fondamentale: ecco perché ho stabilito di ricreare un nuovo sistema di giardini ispirati ai colori del paesaggio, e al tema dei decori laheria, l’onda. Il movimento ondulatorio del vento che solca, consuma, incide, disegna e colora tutto: dal disegno stampato dei turbanti colorati con zafferano, khejri e indaco, al motivo a zigzag nelle finestre delle haveli o le incisioni sui palazzi del maharaja. Ma poiché il paesaggio rajasthano è caratterizzato da piante particolari difficili da reperire, contemporaneamente al cantiere, abbiamo dato inizio a fondare un vivaio per produrre le stesse piante selvatiche necessarie per il nostro giardino: per inserirsi nel paesaggio desertico che circonda la città bisogna partire dalla riproduzione di piante speciali, come i capperi cespugliosi arancioni (Capparis decidua) o i bellissimi, e rari, alberi di roheda, Tecomella undulata: una bignoniaceae dal legno durissimo e dai fiori gialli, rossi e arancioni come i sari delle elegantissime contadine indiane. Il progetto architettonico è di OBR.
Blue De Bois – Quebec
Nel disegnare ciascun progettista applica delle proporzioni personali che probabilmente sono quelle che ha assimilato nel suo imprinting, oltre a quelle del suo corpo, dell’ambiente in cui è cresciuto: è