Fendi Factory – Capannuccia

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Quando abbiamo partecipato al concorso per l’ideazione del nuovo polo di produzione specializzata di Fendi a Capannuccia insieme allo Studio Piuarch, il sito di progetto, pur appartenendo al pittoresco territorio del Chianti Fiorentino, versava in uno stato di degrado e abbandono segnato dalle logiche di sfruttamento dell’industria laterizia e della cava precedentemente attiva sul lotto. È per questo che ci siamo concentrati sul risanare le ferite e dare coerenza a un luogo depredato per anni. Il progetto iniziale è servito per interpretare la futura costruzione del nuovo complesso produttivo come un motore per instaurare dinamiche virtuose di gestione del territorio: a partire dalla regolamentazione dell’acqua che caratterizza i paesaggi dell’argilla fino alle strategie per trasformare le imponenti opere di ingegneria naturalistica in corridoi ecologici in grado di ricucire l’ambiente. Oltre al riciclo di tutti i materiali dopo la bonifica, macinati e trasformati per diventare superfici drenanti per i percorsi e altre superfici esterne, il complesso progetto paesaggistico è caratterizzato da un enorme tetto verde fruibile che abbiamo ideato sotto forma di topografia vegetale. Al centro delle coperture è stato poi situato un ampio giardino arido delimitato da una passerella rialzata, capace di accogliere la flora pioniera spontanea. All’interno della fabbrica abbiamo disegnato numerosi pati conclusi il cui ambiente protetto permette lo sviluppo di giardini unici, altamente scenografici in cui viene declinato il paesaggio dell’argilla con la sua flora specifica: salici, canne, giunchi, ninfee, menta e perfino muschi. Nel grande terreno intorno alla fabbrica ci sono due macro sistemi progettuali: i giardini tematici ornamentali e il grande parco estensivo. Caratterizzati da un diverso grado di manutenzione, reinterpretazione estetica e fruizione, tutti gli spazi esterni seguono la stessa logica progettuale dettata da principi ecologici. In particolare il grande parco estensivo ricuce e innesca la fusione fra i boschi selvatici della collina e l’ambiente fluviale del fiume Ema separati per anni senza possibilità di comunicazione dal taglio netto della fabbrica di laterizi. Il progetto architettonico è di PIUARCH.

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